Che cos’è la sindrome infiammatoria multisistemica

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Può colpire i bambini in seguito al Covid-19, ma quali sono i sintomi di questa condizione? Si può curare?

La sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid-19 si può definire come una risposta infiammatoria eccessiva alla presenza di un virus, in questo caso il SARS-CoV-2. Si è osservata la sua manifestazione in particolare nei bambini e negli adolescenti, con diversi casi durante il primo anno di pandemia. Ad accendere i riflettori su questa condizione è stato l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), che nel maggio 2020 ha pubblicato un documento di valutazione del rischio su questa sindrome, ma anche in Italia, nell’aprile dello stesso anno, il professor Angelo Ravelli aveva allertato i pediatri del Paese.

Cos’è la sindrome infiammatoria multisistemica

La sindrome infiammatoria multisistemica (o MIS-C) è una risposta infiammatoria oltremisura che si scatena al contatto di un virus. In condizioni fisiologiche, infatti, il sistema immunitario dei bambini, come quello degli adulti, attiva una reazione detta appunto infiammazione: attraverso mediatori chimici e vari meccanismi di difesa, l’organismo può combattere agenti esterni come virus e batteri. Nella sindrome infiammatoria multisistemica a infiammarsi in maniera severa possono essere addirittura più organi, come i polmoni, il cuore, il cervello ma anche i reni, lo stomaco e l’intestino. La MIS-C non compare contestualmente all’infezione da SARS-Cov-2, ma diverse settimane dopo il contagio, il che la classifica come una complicanza del Covid-19.

Bambini con sindrome post Covid: quali sono i sintomi?

I sintomi della sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini sono essenziali anche ai fini della diagnosi da parte dei professionisti sanitari. Chi è colpito da questa rara ma pericolosa malattia può presentare:

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità per la diagnosi di sindrome infiammatoria multisistemica,il paziente deve avere età compresa tra 0 e 19 anni e presentare febbre da 3 o più giorni. Inoltre, deve soddisfare almeno due di questi criteri:

  • congiuntivite, rash o entrambi
  • ipotensione o shock
  • infiammazione del muscolo del cuore
  • coagulopatia (alterazione del meccanismo con cui il sangue coagula)
  • disturbi gastrointestinali in fase acuta, come diarrea e vomito

In aggiunta, vengono presi in considerazione dei valori che si riscontrano attraverso gli esami del sangue e che indicano la presenza di un’infiammazione in corso. Vengono escluse anche altre possibili infiammazioni e contribuisce alla conferma della diagnosi la positività a un tampone per il Covid-19 (o il contatto con una persona con la malattia).

Perché viene la sindrome infiammatoria multisistemica?

Gli studi sulle cause della sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini sono ancora in corso. Sappiamo che i pazienti a cui viene diagnosticata la MIS-C hanno una storia di Covid-19 o sono, al momento dei sintomi, positivi al test molecolare. È per questo che anche la diagnosi deve essere accurata, affinché si distingua la sindrome infiammatoria multisistemica dal Covid-19 acuto grave.

Lo studio più recente, tutto italiano, ha scoperto che l’origine della MIS-C è legata a una predisposizione genetica, in particolare sono coinvolti geni implicati nelle malattie autoimmuni e autoinfiammatorie. Accade che l’organismo non elimina completamente il virus, di conseguenza si attiva una risposta immunitaria eccessiva e i tessuti si danneggiano. Un altro studio italiano aveva osservato nei pazienti con Covid-19 e MIS-C una presenza elevata di auto-anticorpi, capaci di colpire tessuti sani dell’organismo, in particolare quelli cardiaci e quelli vascolari.

Come viene curata la sindrome infiammatoria multisistemica?

La sindrome post-Covid che può colpire i bambini ha delle analogie con la malattia di Kawasaki, come la presenza di rash cutaneo e problemi vascolari. Per questo anche il trattamento della MIS-C segue le stesse indicazioni della malattia di Kawasaki, quando i sintomi sono sovrapponibili. Vengono somministrati:

  • immunoglobuline endovena
  • acido acetilsalicilico
  • corticosteroidi
  • immunomodulanti

Una buona percentuale di pazienti non richiede alcun trattamento specifico e l’evoluzione è spontanea e positiva. In ogni caso, si rende fondamentale un monitoraggio, anche a distanza di parecchie settimane, per valutare la funzionalità del cuore attraverso l’elettrocardiogramma e la risonanza magnetica. Attualmente sembrerebbe che la sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid-19 non comporti disfunzioni cardiache persistenti, a differenza di quanto avviene per la malattia di Kawasaki.