Febbre alta e brividi: possono essere le vie urinarie?

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Anche i bambini, proprio come gli adulti, sono suscettibili a queste infezioni. Vediamo attraverso quali sintomi possiamo riconoscerle. E come possiamo intervenire

Rialzi febbrili improvvisi e un malessere generale ma specifico possono essere le manifestazioni di infezioni alle vie urinarie. La tempestività della diagnosi è importante per evitare anche il più piccolo rischio di interessamento renale.

Subito dopo le infezioni delle alte vie respiratorie, la più comune causa di rialzo febbrile in età pediatrica è l’infezione delle vie urinarie, anzi, per la precisione, delle basse vie urinarie, cioè le forme di cistite. Le statistiche europee indicano che almeno il 7% delle febbri che sopraggiungono senza altre manifestazioni cliniche sia da attribuire a questo genere di infezioni. Queste eventualità, anche se si manifestano in maniera improvvisa e “pesante”, possono essere curate a casa, senza necessità di ricovero ospedaliero, ma a patto di intercettarle con prontezza e seguire in maniera attenta e puntuale tutte le indicazioni del medico. Solo così possiamo evitare che i patogeni responsabili del problema possano dare complicazioni a livello renale.

Le bambine sono più a rischio

Da un punto di vista epidemiologico, le bambine sono più a rischio cistite rispetto ai maschi, almeno dopo il primo anno di età. Nel primo anno di vita, infatti, i dati sono sostanzialmente sovrapponibili. La maggiore incidenza della cistite nel sesso femminile è da sempre attribuita all’anatomia delle vie urinarie, dato che nel sesso femminile l’uretra è meno lunga e tortuosa rispetto a quella dei maschi. Ed esiste anche un maggiore rischio di contaminazione periuretrale dovuta pratiche di igiene non corrette (ricordiamo proprio a questo proposito che le bambine devono essere lavate partendo dai genitali verso il retto e non viceversa).

Come si manifestano?

Le infezioni alle vie urinarie non sono immediatamente riconoscibili, perché non causano sintomi specifici. Hanno però alcune caratteristiche che possono aiutare nella diagnosi e sono le seguenti: innanzi tutto si manifesta un rialzo febbrile improvviso e consistente (la temperatura da subito oltre i 38 gradi e mezzo). A questo si aggiunge una irritabilità anomala e, come possibile sintomo ulteriore, il vomito. Questa genericità dei sintomi è tipica nella primissima infanzia poiché, con la crescita, il fastidio si localizza e il bambino è in grado di indicare la sede del dolore in zona pubica o sovrapubica. In alcuni casi è possibile notare l’ematuria, cioè la presenza di sangue nelle urine. Questo fatto, che di per sé può dare preoccupazione e far pensare a un’urgenza, va vissuto con minore angoscia: l’infiammazione delle mucose, in caso di infezione, può determinare piccoli sanguinamenti che, tutto sommato, aiutano la diagnosi senza essere di per sé indice di maggiore gravità dell’infezione stessa. 

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Nel lattante ci vuole molta attenzione

Detto che nei bambini più grandicelli risulta più semplice orientarsi verso una diagnosi corretta (che andrà poi verificata strumentalmente, ma lo vedremo tra poco), nel lattante il problema è più complesso. Non solo perché mancando la parola il piccolo non è in grado di esprimere dove risieda il dolore, ma proprio perché nei bambini molto piccoli le infezioni delle vie urinarie danno solo sintomi aspecifici, per cui per le mamme e i papà risulta davvero complicato intuire che cosa non va. Febbre, vomito, pallore, mancanza di appetito, irritabilità, sono infatti manifestazioni talmente generiche da poter essere comuni a qualsiasi infezione, sia di tipo virale che batterico. Due fattori, allora, devono essere tenuti sotto controllo: l’odore delle urine e la temperatura corporea. Se il primo presenta evidenti sentori di ammoniaca, ecco che l’infezione alle vie urinarie può essere una spiegazione del malessere. A maggior ragione se la temperatura raggiunge (o supera) i 39 gradi.

Subito dopo le infezioni delle alte vie respiratorie, la più comune causa di febbre in età pediatrica è l’infezione delle basse vie urinarie, cioè le forme di cistite: si tratta almeno del 7% delle febbri che sopraggiungono senza altre manifestazioni cliniche.

Il pediatra può dirimere i dubbi

Per diagnosticare correttamente una infezione delle vie urinarie, bisogna avere un po’ di pazienza perché è necessario eseguire un controllo delle urine. Le linee guida internazionali ormai sono concordi nel ribadire che un bambino con febbre superiore ai 38 gradi e senza sintomi specifici  che orientino la diagnosi verso un altro problema, debba essere sottoposto (da parte del pediatra) a un esame immediato e di tipo ambulatoriale, quello del dip-stick. Si effettua facendo reagire le urine con una carta specificamente trattata con determinati reagenti la quale individua la presenza di sostanze prodotte dai batteri responsabili dell’infezione. Il dip-stick negativo garantisce la salute di vescica e reni, mentre la positività deve essere valutata con attenzione per vari motivi. Il primo è il seguente: il dip-stick non è in grado di riconoscere quale sia l’agente patogeno e dunque in caso di positività, bisogna eseguire una successiva coltura delle urine, in modo da isolare il germe e definire quale sia la terapia migliore per debellarlo.

Il problema dei falsi positivi

Il secondo motivo deriva dal fatto che un esame eseguito con dip-stick su urine non appena prodotte (o raccolte in maniera errata) potrebbe causare una reazione della cartina di controllo senza però che vi sia una vera infezione batterica. Di conseguenza una verifica ospedaliera è sempre suggerita e si raccomanda la raccolta delle prime urine del mattino, con il metodo del sacchetto (se il bambino non è abbastanza grande da collaborare). Questo va applicato per 60/90 minuti sui genitali esterni, dopo che sono stati accuratamente lavati e asciugati. Il sacchetto, raccolte le urine, andrà conservato al freddo e portato, seguendo le indicazioni specifiche, presso il laboratorio di analisi o l’ospedale. In questo modo sarà possibile isolare l’agente patogeno, verificare che sia sensibile all’azione dei farmaci e avviare una terapia mirata, che può confermare o sostituire quella ad ampio spettro, quasi sempre prescritta dal curante dopo la visita e la positività dello stick.

I suggerimenti utili

Se la febbre non cala entro 72 ore dall’inizio della terapia, è necessario riesaminare la situazione ed eseguire qualche esame di approfondimento (in genere, un’ecografia ai reni). Dopodiché alle mamme e ai papà verrà chiesto di segnalare prontamente eventuali altri episodi simili, per valutare se questi si ripetono di frequente e avviare così una serie di accertamenti; a volte piccole disfunzioni delle vie urinarie possono favorire le continue infezioni e si deve allora risalire a queste cause “a monte” per trovare una cura definitiva. Nella fase acuta è necessario che il bambino beva molto, al fine di espellere con le urine le colonie batteriche. Tuttavia è bene che non prenda bevande zuccherine, per evitare di dare nutrimento a quei patogeni che si vorrebbero debellare.

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