Dolori muscolari Covid

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Cosa succede ai muscoli nella sindrome post covid

Dolori muscolari, stanchezza cronica e ”brain fog” (o nebbia cognitiva) sono i sintomi più frequenti del Long Covid. Sono colpite per lo più le donne, con età compresa tra i 35 e i 49 anni e gli anziani specie di sesso maschile, anche se chiunque abbia avuto il COVID, seppur in forma paucisintomatica, può esserne bersaglio. Nella classifica dei sintomi la voce dolore ricopre uno spazio importante;1 circa la metà dei pazienti che ha avuto l’infezione ha manifestato dolori muscolari, seguiti da cefalea acuta (6-21%), dolore toracico (2-21%), oculare (16%), mal di gola (5-17%) e dolori addominali (12%).

Covid e dolori muscolari: c’è una correlazione?

Il virus avrebbe legami con la fibromialgia. La fibromialgia è una sindrome reumatologica piuttosto frequente nella popolazione caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso associato a diversi altri sintomi che vanno dalla stanchezza cronica a disturbi del sonno e della funzione gastrointestinale, difficoltà di concentrazione e memoria. L’infezione sarebbe un fattore predisponente allo sviluppo della sindrome fibromialgica come dimostrato da uno studio coordinato da ricercatori italiani e pubblicato recentemente sulla rivista della società scientifica dei reumatologi europei.

Il punto di partenza dei ricercatori è stato aver constatato il crescente afflusso agli ambulatori di reumatologia di pazienti che lamentavano sintomi articolari tra cui dolori muscolari, gonfiore e rigidità articolari con postumi a lungo termine di un’infezione sintomatica da Covid-19, (quello che si definisce Long-Covid) e circa il 30% di essi manifestava sintomi compatibili con la diagnosi di fibromialgia anche a distanza di sei mesi e oltre dalla guarigione dell’infezione acuta. I ricercatori hanno definito questa condizione ‘FibroCovid’ e identificato tra i principali fattori di rischio il sesso maschile e l’obesità. Lo sviluppo di ‘FibroCovid’ potrebbe essere legato a forme di Covid-19 particolarmente severe che si riflettono sull’apparato muscolo-scheletrico, sul sistema nervoso e su quello immunitario anche molti mesi dopo la guarigione dell’infezione primaria, generando e perpetuando la sintomatologia dolorosa. 2

Sintomi più frequenti del covid: dolori muscolari e articolari

Come detto tra i sintomi più frequenti vi sono i dolori articolari e muscolari che solitamente iniziano in una sede ben definita come la colonna cervicale, le spalle, il collo e le ginocchia per poi diffondersi in tutto il corpo. Solitamente si manifestano come ricomparsa o peggioramento di dolori preesistenti. Alcuni studi sembrano confermare che il virus può circolare tra cervello e polmone lungo il nervo vago utilizzando la nuova strada di diffusione lungo le fibre nervose, per scatenare il dolore e ciò spiegherebbe perché sono compromessi i muscoli e i dolori che ne derivano. 3

In questa condizione la quantità di fibre muscolari diminuisce gradualmente con il risultato della perdita di massa e forza muscolare. Il paziente fa fatica anche a salire le scale, a sopportare carichi e sforzi fisici fino ad essere impossibilitato a percorrere anche tragitti di breve durata. Se ciò accade nel paziente anziano può aumentare il rischio di cadute e di fratture ad esse correlate.

Dolori muscolari alle gambe: a cosa sono associati nel covid

La conseguente debolezza muscolare porta ad avere difficoltà alle normali attività quotidiane come stare in piedi, salire le scale, afferrare oggetti con le mani o sollevare le braccia sopra la testa. I dolori, come detto, possono anche essere diffusi e comparire a volte durante il recupero dopo uno sforzo muscolare. Spesso sono associati ad altre forme come bruciore, rigidità, contrattura, tensione muscolare, formicolio e stanchezza alle braccia o alle gambe. Sono variabili in relazione ai diversi momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, ai ritmi e allo stress. In ambito muscolo-scheletrico sembrano prevalere fenomeni clinici con caratteristiche di mialgie (tra l’11 e il 50% dei casi), artralgie (in circa il 2,5% dei casi), mentre in alcuni pazienti si è osservata l’attivazione anche di patologie reumatiche come la polimiosite, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide e artropatia psoriasica.

Gli anziani manifestano Long-COVID con una frequenza superiore rispetto alla popolazione giovane. I soggetti anziani valutati a due mesi dalla malattia fino all’80% riferiscono la persistenza di almeno un sintomo, in particolare astenia, tosse, dispnea, dolori muscolari ed articolari. Questa elevata prevalenza può essere legata alla ridotta riserva funzionale e alla condizione di fragilità, cui consegue una ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress. La malattia da COVID-19 può determinare anche un peggioramento delle patologie croniche da cui spesso è affetta la persona anziana. La conseguenza di questi fenomeni è il peggioramento dello stato funzionale in generale e lo sviluppo di disabilità. Dopo una valutazione iniziale sulla tipologia dei dolori muscolari si consiglia di controllarne l’andamento mediante un diario, così da tenere monitorati i sintomi, la tipologia e gli orari e rendicontarli al medico che potrà regolare l’eventuale trattamento farmacologico.

La gestione deve essere multidisciplinare con approccio personalizzato, modulato e adattato tenendo conto della varietà delle condizioni che si presentano nel singolo paziente. Si deve mirare al ripristino delle normali attività quotidiane, aumentando gradualmente la quantità di movimento e di attività svolte. Le articolazioni e i muscoli sono fatti per la mobilizzazione, pertanto è necessario mantenersi in attività ma riposare quando è necessario. Inoltre bisogna fare un po’ di più ogni giorno, col tempo si dovrebbe scoprire che si può fare sempre di più. Si consiglia di evitare tempi prolungati a letto in quanto questo aumenterà la debolezza muscolare o essere causa di nuovi dolori o riacutizzazioni degli stessi.

Sul versante non farmacologico ci si potrà indirizzare verso esercizi da poter svolgere al domicilio o verso l’esecuzione di esami strumentali più approfonditi (se indicati dal medico specialista) e quindi verso trattamenti idonei e personalizzati mediante il servizio di medicina fisica e riabilitativa.

Infatti la riabilitazione motoria rappresenta un iter che attraverso l’esecuzione di esercizi specifici si pone l’obiettivo del miglioramento della qualità di vita del soggetto, compromessa dalla malattia. Un corretto approccio riabilitativo di tipo motorio consente di ottenere risultati visibili in tempi rapidi e in modo graduale, misurati come miglioramento della capacità di forza, di resistenza e rilassamento muscolare, nonché migliore gestione del dolore e dell’infiammazione e quindi di un complessivo miglioramento fisico.

Fonti

  • Dolore e covid-19: aspetti fisiopatologici, clinici e organizzativi - versione 01 agenas pubblicato il 07.07.2020

    Ursini F, Ciaffi J, Mancarella L, et al. Fibromyalgia: a new facet of the post-COVID-19 syndrome spectrum? Results from a web-based survey. RMD Open 2021;7:e001735. doi:10.1136/ rmdopen-2021-001735

    Tommaso Bocci et Al. “brainstem clinical and neurophysiological involvement in covid-19” journal of neurology (2021) 268:3598–3600doi.org/10.1007/s00415-021-10474-0

    Fichera F, et al. La riabilitazione fisica nel paziente post COVID. Rivista SIMG 2020;27(3):25-28.